LE MANI INSANGUINATE?

Di Gianfredo Ruggiero

Presidente del Circolo culturale Excalibur

La recente visita del Presidente del Consiglio Berlusconi negli Usa e il suo sperticato elogio della politica estera americana ha suscitato, come prevedibile, un’ondata di polemiche. In particolare ha fatto scalpore la dichiarazione del comunista italiano Diliberto che ha affermato “Berlusconi ha stretto le mani insanguinate di Bush”, a questa affermazione ha fatto seguito la presa di posizione dei sostenitori di Berlusconi che hanno ricordato al leader comunista che è lui ad aver stretto mani insanguinate come quelle di Arafat e Ocalan.

A mio parere il confronto, in fatto di mani insanguinate, tra Bush e i vari Arafat e Ocalan non regge per il semplice fatto che mentre i palestinesi e i curdi  lottano - seppur con metodi inaccettabili non disponendo come gli israeliani e i turchi di carri armati e bombardieri - per una nobile causa, il diritto all’autodeterminazione del loro popolo, il capo della Casa Bianca sta seminando morte e distruzione in Iraq per rubare il petrolio agli iracheni.

D'altronde, quella di massacrare civili inermi per motivi abbietti, è una costante nella storia dell’America, come pure la violenza e l’arroganza. Non a caso è l'unico paese occidentale a mantenere nel proprio ordinamento (e a praticare) la pena di morte.

Nata come rifiuto dell’Europa, dove venivano spediti i delinquenti di ogni risma, ergastolani, emarginati e avventurieri delle peggiori specie, l’America ha mosso i primi passi uccidendo dieci milioni di pellerossa per rubare loro la terra, facendoli letteralmente morire di fame restringendoli in riserve sempre più piccole e prive di cacciagione – unica loro fonte di sostentamento – alcolizzandoli e arrivando a fornirgli coperte infettate dal virus del vaiolo, è diventata potente con il lavoro di quattordici milioni di neri prelevati dalle loro terre e trattati alla stregua di animali, mentre l’ Europa romano-cristiana si avviava a cancellare per sempre la schiavitù (non il razzismo, alimentato dalle teorie illuministe che hanno trovato terreno fertile nel nuovo mondo).

Durante la seconda guerra mondiale, fortemente voluta dall’apparato industriale americano per superare la crisi economica che si protraeva da dieci anni dal fatidico venerdì nero di Wall Street, l’America ha massacrato milioni di civili inermi nei bombardamenti a tappeto delle città tedesche e italiane (ad Amburgo come a Dresda (insieme agli inglesi) perirono, bruciati vivi dagli ordigni incendiari o mitragliati dal volo radente dei caccia, oltre duecentomila civili)  per poi completare l’opera con le bombe atomiche gettate su due delle più popolose città del Giappone, oramai prossimo alla capitolazione (a Norimberga però ci finirono solo i nazisti….)

A guerra finita gli occupanti (o liberatori, come li definisce Berlusconi) che avevano il controllo militare del nostro Paese, si girarono dall’altra parte quando i partigiani comunisti massacravano i fascisti o presunti tali, familiari compresi.

I giovanissimi soldati della Wermach, ragazzi di 15 e 16 anni, rinchiusi nei campi di concentramento americani venivano volutamente lasciati morire di fame, di malattie e di stenti.

Durante la guerra del Wietnam per stanare i vietcong non esitarono a bruciare con le bombe al napalm interi villaggi, con le persone dentro.

Negli anni settanta e ottanta hanno sostenuto le più sanguinose dittature militari in sudamerica, dove hanno organizzato colpi di stato, come i Grecia e in Turchia con i regimi dei colonnelli.

Lo stesso è accaduto in Iraq  sostenuto e armato quando combatteva l’Iran e invaso quando ha combattuto il Kuwait.

L’Iraq, per giungere ai giorni nostri, era uno Stato sovrano, retto da una dittatura non tanto diversa da quelle che governano gli Stati amici dell’America come l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi e sicuramente meno feroce di quella cinese con la quale l’amministrazione Bush e l’Italia intrattengono ottimi rapporti di affari.  Le varie etnie e religioni coesistevano pacificamente (il vice di Saddam Aziz è cristiano) anche grazie al pugno di ferro del rais. Con gli americani non c’è più un edificio in piedi, neppure i luoghi di culto sono risparmiati e lo spettro della guerra civile è alle porte.

Sotto le macerie delle loro abitazioni, distrutte dalle bombe a stelle e strisce, sono morte 162.000 persone di cui oltre 30.000 bambini; un’intera città, Falluja, è stata bombardata giorno e notte con armi al fosforo che hanno bruciato e corroso migliaia di vecchi, donne e bambini (quello di usare bombe chimiche e incendiarie sui civili è un vecchio vizio degli americani); ai posti di blocco i soldatini di Busch dal grilletto facile uccidono decine di persone al giorno (come è successo al povero Calipari). Nelle carceri americane in Iraq la tortura non è una novità.

Il più potente esercito del mondo con i suoi scodinzolanti alleati non riesce da oltre tre anni ad avere ragione di quattro straccioni. Perché? Forse perché la popolazione irachena ha capito che dopo le bombe e i carri armati arriveranno le multinazionali statunitensi ed europee a gestire il loro petrolio e a imporgli  il modello occidentale?

La cosa che più mi irrita degli americani è la loro presunzione, quella di imporre a tutto il mondo, con le buone o con le cattive, il loro stile di vita fatto di affarismo, individualismo, egoismo, utilitarismo e relativismo.

Loro la chiamano democrazia, io la definisco barbarie (la libertà, poi, è tutta un'altra cosa...)