IL PERICOLO VIENE DA DESTRA di Gianfredo Ruggiero
In passato abbiamo combattuto il comunismo, quando questo rappresentava un pericolo reale per l’Italia e per l’Europa, e non ci siamo accorti che nel frattempo il capitalismo, un’ideologia subdola, ammantata di democrazia e libertà, inquinava le nostre coscienze e minava la nostra civiltà. Non abbiamo compreso, ed è questa la nostra colpa più grave, che il pericolo viene da destra, da quell’idea di Stato forte, autoritario, a tratti violento che trova nel capitalismo la sua essenza ideologia e nel modello americano della “tolleranza zero” il suo riferimento ideale. Il capitalismo che tanto piace alla destra di Berlusconi e Fini e che non dispiace alla sinistra di Veltroni, nasce trecento anni fa dalla mente di Adam Smith, un’economista che, al pari del suo omologo di sinistra Karl Marx, pretendeva di ridurre il genere umano alla sola dimensione economica e materiale (come se cinquemila anni di storia fossero passati invano) con il risultato di stimolare i peggiori istinti dell’uomo come l’arrivismo, l’egoismo e l’individualismo e di creare i presupposti per società aggressive e senza valori. Prende forma in quell’immensa carneficina chiamata rivoluzione francese dove, tra teste mozzate, massacro di contadini nella cattolica Vandea e terrore poliziesco, s’inneggia ipocritamente alla fratellanza, all’uguaglianza e alla libertà per portare al potere la borghesia illuminata e gettare le basi dell’odierna democrazia mercantile. Finalmente l’economia governa la politica. Il capitalismo deve le sue fortune ad un grande equivoco: quello di confondere la libertà d’impresa, il diritto alla proprietà privata, il progresso tecnico e scientifico, la voglia di crescere e di scoprire che sono sempre esistiti in quanto insiti nella natura umana (Marco Polo non è andato in Cina per turismo) e che prima dell’avvento del capitalismo trovavano stimolo e armonia in una visione spirituale della vita, con questa ideologia materialista che ha un solo scopo, il profitto ed una sola regola, il mercato. Il capitalismo rappresenta il dominio assoluto delle grandi concentrazioni economiche e finanziarie che fanno tabula rasa attorno a se: i piccoli esercizi stanno scomparendo, strozzati dalla grande distribuzione, le banche non esistono più, assorbite dai colossi finanziari e assicurativi, la produzione è spostata all’estero dove i costi diminuiscono e gli utili aumentano, ora in Cina, domani in India, dopodomani nei balcani…. un paese alla fame ci sarà sempre. I Privati gestiscono tutto, ai loro prezzi e alle loro condizioni, prossimamente anche l’acqua sarà loro. E lo Stato? Tace e acconsente… anzi favorisce e svende. Con la globalizzazione il disegno di Adam Smith si completa: è il trionfo dell’appiattimento e della omologazione culturale per creare il cliente unico mondiale, tutti uguali con gli stessi gusti e le stesse abitudini ai quattro angoli del mondo. Così le multinazionali, le uniche che possono sostenere i grandi numeri di produzione, non hanno difficoltà a piazzare gli stessi prodotti in ogni parte del pianeta. E dove si resiste, come nei paesi musulmani che non vogliono saperne di bere coca-cola e mangiare hamburger, ci pensa l’America a portarvi le multinazionali…...pardon, la democrazia. Sono loro, le corporation, che regolano la nostra vita attraverso il controllo dell’informazione di massa che ci condiziona e ci assoggetta. Berlusconi da politico accorto ci fa la morale sulla famiglia e poi, da imprenditore liberale, c’inonda della peggior spazzatura televisiva made in Usa e ci martella di pubblicità per indurci a vivere all’americana e a spendere tutto ciò che guadagniamo. Stiamo passando dalla civiltà dei consumi alla civiltà degli sprechi. E l’ambiente soffre: Stati Uniti e Cina (altro paese che ha imboccato la strada del capitalismo) pur essendo i maggiori responsabili dell’inquinamento planetario si rifiutano di firmare gli accordi di Kyoto per non rallentare la loro produzione industriale. L’Italia, il paese del sole e dei fiumi, non investe seriamente in energie rinnovabili perché al privato non interessa. Hai voglia fare concerti rock … Ogni tanto per lavarsi la coscienza gli stati occidentali intervengono sul debito dei paesi poveri, ma lo fanno a modo loro, facendoci pagare con le tasse gli interessi usurai che il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale impongono ai paesi del terzo mondo senza dargli, peraltro, la possibilità di estinguere il debito per non perdere il vitalizio. Il paradosso è che più il capitalismo manifesta i suoi guasti in termini di precariato, violenza diffusa, immigrazione, povertà crescente, perdita dei valori e decadimento dei costumi e più da destra (ma anche da sinistra, che ha capito da che parte gira il vento) si spinge l’acceleratore verso forme ancora più esasperate di liberismo, accompagnate da misure sempre più limitative della nostra libertà. Telecamere ad ogni angolo di strada, massiccia presenza delle forze dell’ordine, inasprimento delle pene, carabinieri nelle scuole, condanne esemplari, pugno duro e tolleranza zero, sono queste le uniche risposte che il sistema sa proporre per arginare i danni che produce. Misure violente e repressive che lo Stato non è neppure capace di mettere in atto, basta dare uno sguardo al sud d'Italia e in certi quartieri di Milano per rendersene conto. “Tanto alla fine ci votano lo stesso”, sussurrano tra loro i nostri politici. Ed è vero, perché sessant’anni di terrorismo culturale ci hanno inculcato l’idea che l’alternativa alla democrazia è la dittatura, per cui teniamoci buono questo sistema anche se lo deploriamo e stringiamoci attorno ai nostri politici anche se li detestiamo. Provate a chiedere ad un passante cosa ne pensa della politica e dei partiti: vi risponderà peste e corna, eppure la stessa persona alle prossime elezioni andrà diligentemente a votare per paura che torni l’uomo nero. Morale: dobbiamo rassegnarci? Neanche per idea! L’alternativa a questo sistema falsamente democratico esiste e non ha bisogno di ideologie. Si chiama partecipazione. Partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese attraverso l’ingresso in Parlamento dei rappresentanti liberamente eletti del mondo produttivo e della società civile. E’ nelle assemblee legislative che si devono trovare le soluzioni ai nostri problemi, coinvolgendo e dando dignità istituzionale a tutte le parti sociali, e non nelle piazze tra scioperi e blocchi stradali. Partecipazione dei lavoratori alla gestione ed agli utili delle grandi Imprese per responsabilizzare e coinvolgere tutti coloro lavorano per il bene dell’Azienda, per limitare l’ingerenza dei grandi gruppi finanziari e per superare l’antistorica contrapposizione padroni-operai di cui si nutrono tanto il comunismo quanto il capitalismo. Partecipazione del popolo all’elezione del Capo dello Stato quale garante della pace sociale e dell’interesse nazionale. Chiamatela democrazia diretta, chiamatela società partecipativa, chiamatela struttura organica…. chiamatela come vi pare, ma superiamo il capitalismo e torniamo a sperare. Se vogliamo rimanere uomini e non trasformarci, come vorrebbe la destra, in articoli di magazzino. Gianfredo Ruggiero, presidente Circolo Excalibur Nota: gli articoli proposti possono essere liberamente riprodotti, è sufficente indicarne l'autore ed eventualmente la fonte. CIRCOLO CULTURALE EXCALIBUR - alternativa verde - Varese (Italia) E-Mail: excaliburitalia@libero.it |