La sentenza, ampiamente scontata, è stata, infatti, scritta prima del processo, celebrato oltre tutto da un tribunale fortemente condizionato dalla massiccia presenza militare americana in Iraq.

Cosa rischia invece il presidente Bush per aver ordinato il massacro di Falluja dove migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini hanno trovato una morte atroce: bruciati vivi sotto le macerie delle loro case distrutte dalle bombe incendiarie al fosforo sganciate per giorni e giorni dai bombardieri americani sulla città irachena allo scopo di stanare un centinaio di guerriglieri? Nulla, assolutamente nulla!

Come non rischia nulla per aver fatto precipitare l’Iraq, un Paese sovrano che in passato godeva di una sua stabilità seppur esercitata con il pugno di ferro del rais, nel caos più totale e nella guerra civile, dove attentatori  suicidi,  guerriglieri islamici e delinquenti comuni si fanno beffe del più potente esercito del mondo.

Evidentemente per la legge americana uccidere civili inermi o causare guerre sanguinose è reato se a farlo è un dittatore, se invece a compiere gli stessi crimini è un presidente americano “ il fatto non sussiste”.

Lo stesso vale per la morale occidentale. Ci commoviamo per le 3mila vittime innocenti del vile attentato alle torri gemelle, ma restiamo impassibili di fronte alle 30mila vittime, altrettanto innocenti, della brutalità americana in Iraq e ai massacri perpetrati dagli israeliani in Libano e Palestina.

Basterà la condanna a morte di Saddam a lavare la coscienza di quest’occidente, retto da una democrazia che sempre più spesso fa rima con…ipocrisia?

Gianfredo Ruggiero